Chi presta attenzione alla Parola troverà il bene, e chi confida nell'Eterno è beato. Proverbi 16.20
Leitura diária na versão LND - Italiano


1 Re 2
1 Re 3
Giacomo 1

1 Re 2


1
Avvicinandosi per Davide il giorno della sua morte, egli ordinò a suo figlio Salomone, dicendo:
2
«Io sto per andare dove vanno tutti gli abitanti della terra; perciò sii forte e comportati da uomo!
3
Osserva gli ordini dell'Eterno, il tuo DIO, camminando nelle sue vie e mettendo in pratica i suoi statuti, i suoi comandamenti, i suoi decreti e i suoi precetti, come sta scritto nella legge di Mosè, affinché tu riesca in tutto ciò che farai e dovunque ti volga,
4
e affinché l'Eterno adempia la promessa che mi ha fatto quando disse: Se i tuoi figli faranno attenzione alla loro condotta per camminare davanti a me in verità con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima, non ti mancherà mai qualcuno sul trono d'Israele"
5
Anche tu sai ciò che ha fatto a me Joab, figlio di Tseruiah, e ciò che ha fatto ai due capi degli eserciti d'Israele, ad Abner, figlio di Ner, e ad Amasa, figlio di Jether, che egli uccise; in tempo di pace ha versato sangue di guerra e ha macchiato di sangue di guerra la cintura che aveva ai fianchi e i sandali che portava ai piedi.
6
Agisci dunque secondo la tua sapienza e non permettere che la sua canizie scenda in pace nello Sceol
7
Ma usa bontà con i figli di Barzillai il Galaadita e siano tra coloro che mangiano alla tua mensa, perché con uguale bontà essi vennero da me quando io fuggivo di fronte ad Absalom tuo fratello.
8
Ecco, presso di te c'è pure Scimei, figlio di Ghera, il Beniaminita, di Bahurim. Egli proferí un'orribile maledizione il giorno che andavo a Mahanaim, ma poi scese ad incontrarmi al Giordano e io gli giurai per l'Eterno: "Non ti farò morire di spada".
9
Ora perciò non lasciarlo impunito perché sei un uomo saggio e sai ciò che devi fare. Fa' scendere la sua canizie nello Sceol tinta di sangue».
10
Cosí Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide.
11
Il tempo che Davide regnò sopra Israele fu di quarant'anni, regnò sette anni a Hebron e trentatrè anni a Gerusalemme.
12
Poi Salomone si assise sul trono di Davide suo padre e il suo regno fu saldamente stabilito.
13
Or Adonijah, figlio di Hagghith, venne da Bath-Sceba, madre di Salomone Questa gli disse: «Vieni con intenzioni pacifiche?». Egli rispose: «Sí, pacifiche».
14
Poi aggiunse: «Ho qualcosa da dirti». Quella rispose: «Di' pure».
15
Cosí egli disse: «Tu sai che il regno mi apparteneva e che tutto Israele si aspettava che io regnassi. Ma il regno mi stato tolto ed è passato a mio fratello, perché a lui lo ha dato l'Eterno.
16
Ora ho una richiesta da farti; non rifiutarmela». Ella rispose: «Di' pure».
17
Allora egli disse: «Ti prego, di' al re Salomone, il quale non ti rifiuterà nulla che mi dia in moglie Abishag, la Shunamita».
18
Bath-Sceba rispose: «Bene! Parlerò al re in tuo favore».
19
Bath-Sceba si recò dunque dal re Salomone per parlargli in favore di Adonijah. Il re si alzò per andarle incontro, si inchinò davanti a lei, poi si pose a sedere sul suo trono e fece mettere un trono per la madre del re, ed ella si sedette alla sua destra.
20
Ella disse: «Ho una piccola richiesta da farti; non negarmela». Il re le rispose: «Fa' pure la richiesta, madre mia; io non te la negherò».
21
Allora ella disse: «Si dia Abishag la Shunamita in moglie a tuo fratello Adonijah».
22
Il re Salomone rispose a sua madre e disse: «Perché chiedi Abishag la Shunamita per Adonijah? Chiedi per lui anche il regno, perché è mio fratello maggiore; chiedilo per lui, per il sacerdote Abiathar e per Joab, figlio di Tseruiah!».
23
Allora il re Salomone giurò per l'Eterno, dicendo: «DIO mi faccia questo e anche peggio, se Adonijah non ha proferito questa parola a costo della sua vita!
24
Ora perciò, com'è vero che vive l'Eterno, che mi ha stabilito, mi ha fatto sedere sul trono di Davide mio padre e mi ha fondato una casa come aveva promesso, oggi Adonijah sarà messo a morte!».
25
Cosí il re Salomone mandò Benaiah, figlio di Jehoiada, che piombò addosso a Adonijah e questi morí.
26
Poi il re disse al sacerdote Abiathar: «Vattene ad Anathoth nei tuoi campi, perché tu meriti la morte, ma non ti farò morire oggi, perché hai portato l'arca del Signore, l'Eterno, davanti a mio padre Davide, e perché hai partecipato a tutte le sofferenze di mio padre».
27
Cosí Salomone allontanò Abiathar dall'ufficio di sacerdote dell'Eterno, perché si adempisse la parola che l'Eterno aveva pronunziato riguardo alla casa di Eli a Sciloh.
28
Intanto la notizia giunse a Joab, perché Joab aveva seguito Adonijah, ma non aveva seguito Absalom. Perciò egli si rifugiò nel tabernacolo dell'Eterno e si afferrò ai corni dell'altare.
29
Fu quindi riferito al re Salomone: «Joab si è rifugiato nel tabernacolo dell'Eterno ed è vicino all'altare». Allora Salomone mandò Benaiah, figlio di Jehoiada, dicendogli: «Va
30
Cosí Benaiah entrò nel tabernacolo dell'Eterno e disse a Joab: «Cosí dice il re: "Vieni fuori!"». Quegli rispose: «No, voglio morire qui!». Benaiah riferí la cosa al re, dicendo: «Cosí ha parlato Joab e cosí mi ha risposto».
31
Allora il re gli disse: «Fa' com'egli ha detto; colpiscilo e seppelliscilo; cosí allontanerai da me e dalla casa di mio padre il sangue che Joab versò senza motivo.
32
Cosí l'Eterno farà ricadere sul suo capo il sangue che ha versato, quando colpí due uomini piú giusti e migliori di lui e li uccise con la spada, senza che mio padre Davide neppure lo sapesse: Abner, figlio di Ner, capitano dell'esercito d'Israele, e Amasa, figlio di Jether, capitano dell'esercito di Giuda.
33
Il loro sangue ricadrà sul capo di Joab e sul capo della sua discendenza per sempre, ma vi sarà pace per sempre da parte dell'Eterno per Davide, per la sua discendenza, per la sua casa e per il suo trono».
34
Allora Benaiah, figlio di Jehoiada, salí, lo colpí e lo mise a morte; e Joab fu sepolto in casa sua, nel deserto.
35
Al suo posto il re fece capo dell'esercito Benaiah, figlio di Jehoiada, e mise il sacerdote Tsadok al posto di Abiathar.
36
Poi il re mandò a chiamare Scimei e gli disse: «Costruisciti una casa in Gerusalemme e là abiterai, e non ne uscirai piú per andare qua o là.
37
Il giorno infatti che uscirai e passerai il torrente Kidron, sappi per certo che morirai; il tuo sangue ricadrà sul tuo capo».
38
Scimei rispose al re: «Sta bene; il tuo servo farà come il re mio signore ha detto». Così Scimei dimorò in Gerusalemme per molto tempo.
39
Ma, dopo tre anni, avvenne che due servi di Scimei fuggirono presso Akish, figlio di Maakah, re di Gath. Perciò riferirono la cosa a Scimei e gli dissero: «Ecco i tuoi servi sono a Gath».
40
Allora Scimei si levò, sellò il suo asino e andò a Gath da Akish in cerca dei suoi servi; Scimei andò e ricondusse i suoi servi da Gath.
41
A Salomone fu riferito che Scimei era andato da Gerusalemme a Gath ed era tornato.
42
Il re allora mandò a chiamare Scimei e gli disse: «Non ti avevo fatto giurare per l'Eterno e non ti avevo solennemente avvertito dicendoti: "Sappi per certo che il giorno in cui uscirai per andare qua o là, morirai"? E tu mi avevi risposto: "La parola che ho udita mi sta bene".
43
Perché dunque non hai osservato il giuramento dell'Eterno e il comando che ti avevo impartito?».
44
Il re disse inoltre a Scimei: «Tu conosci tutto il male che facesti a Davide mio padre e il tuo cuore ne è consapevole; perciò l'Eterno farà ricadere sul tuo capo la tua malvagità,
45
ma il re Salomone sarà benedetto e il trono di Davide sarà reso stabile davanti all'Eterno per sempre».
46
Quindi il re diede ordine a Benaiah, figlio di Jehoiada, che uscì e colpí Scimei; e questi morí. Cosí rimase saldo il regno nelle mani di Salomone.

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1 Re 3


1
Poi Salomone si imparentò con il Faraone re di Egitto. Sposò la figlia del Faraone e la condusse nella città di Davide, finché non terminò di costruire la sua casa, la casa dell'Eterno e le mura di cinta di Gerusalemme.
2
Il popolo però offriva sacrifici sugli alti luoghi, perché fino a quei giorni non era ancora stato costruito un tempio al nome dell'Eterno.
3
Salomone amava l'Eterno e seguiva gli statuti di Davide suo padre; tuttavia offriva sacrifici e bruciava incenso sugli alti luoghi.
4
Il re andò a Gabaon per offrirvi sacrifici, perché quello era l'alto luogo piú importante; e su quell'altare Salomone offerse mille olocausti.
5
A Gabaon, l'Eterno apparve in sogno di notte a Salomone. DIO gli disse: «Chiedi ciò che vuoi che io ti dia».
6
Salomone rispose: «Tu hai usato grande benevolenza col tuo servo Davide, mio padre, perché egli camminava davanti a te con fedeltà, con giustizia e con rettitudine di cuore verso di te, tu hai continuato a usare con lui questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che sedesse sul suo trono, come oggi avviene.
7
Ora, o Eterno, mio DIO, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre ma io non sono che un fanciullo e non so come comportarmi.
8
Inoltre il tuo servo è in mezzo al popolo che tu hai scelto, un popolo grande, troppo numeroso per essere contato e calcolato.
9
Concedi dunque al tuo servo un cuore intelligente, perché possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male. Chi infatti potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo cosí numeroso?».
10
Piacque al Signore che Salomone avesse fatto questa richiesta.
11
DIO allora gli disse: «Poiché hai domandato questo e non hai chiesto per te né lunga vita. né ricchezze, né la morte dei tuoi nemici, ma hai chiesto intelligenza per comprendere ciò che è giusto.
12
ecco, io faccio come tu hai chiesto: ti do un cuore saggio e intelligente, cosicché non c'è stato nessuno come te prima di te e non sorgerà nessuno come te dopo di te.
13
Ti do pure ciò che non hai domandato: ricchezze e gloria, cosicché fra i re non vi sarà nessuno come te, per tutti i giorni della tua vita.
14
Se poi cammini nelle mie vie osservando i miei statuti e i miei comandamenti, come fece Davide tuo padre io prolungherò i tuoi giorni».
15
Salomone si svegliò, ed ecco era un sogno. Egli tornò allora a Gerusalemme, si presentò davanti all'arca del patto del Signore e offerse olocausti e sacrifici di ringraziamento, e fece un banchetto per tutti i suoi servi.
16
Poi vennero dal re due prostitute e si presentarono davanti a lui.
17
Una delle due donne disse: «O mio signore, questa donna ed io abitiamo nella stessa casa; io partorii quando essa era in casa.
18
Tre giorni dopo che io avevo partorito, partorí anche questa donna; e non c'era alcun altro in casa all'infuori di noi due.
19
Il figlio di questa donna morí durante la notte, perché ella gli si era coricata sopra.
20
Ella allora si alzò nel cuore della notte, prese mio figlio dal mio fianco, mentre la tua serva dormiva, e se lo pose in seno, e sul mio seno pose il suo figlio morto.
21
Quando al mattino mi alzai per allattare mio figlio, trovai che era morto; quando però lo esaminai attentamente al mattino, vidi che non era il figlio che io avevo partorito».
22
Allora l'altra donna disse: «Non è vero; mio figlio è quello vivo, e il tuo è quello morto». Ma la prima insistette: «Non è vero; tuo figlio è quello morto e il mio quello vivo». Cosí bisticciavano davanti al re.
23
Allora il re disse: «Una dice: "Quello vivo è mio figlio e quello morto è il tuo". E l'altra dice: "Non è vero, quello morto è tuo figlio e quello vivo è il mio"».
24
ll re allora comandò: «Portatemi una spada!». Cosí portarono una spada davanti al re.
25
Il re quindi ordinò: «Dividete il bambino vivo in due parti e datene metà all'una e metà all'altra».
26
Allora la donna del bambino vivo che amava teneramente suo figlio, disse al re: «Deh! Signor mio, date a lei il bambino vivo, ma non uccidetelo!» L'altra invece diceva: «Non sia né mio né tuo ma dividetelo!».
27
Allora il re, rispondendo disse: «Date alla prima il bambino vivo e non uccidetelo, perché è lei la madre del bambino».
28
Tutto Israele seppe della sentenza pronunciata dal re e temette il re perché vedevano che la sapienza di DIO era in lui per amministrare la giustizia".

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Giacomo 1


1
Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesú Cristo, alle dodici tribú che sono disperse nel mondo: salute.
2
Considerate una grande gioia, fratelli miei, quando vi trovate di fronte a prove di vario genere,
3
sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
4
E la costanza compia in voi un'opera perfetta, affinché siate perfetti e completi, in nulla mancanti.
5
Ma se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberamente senza rimproverare, e gli sarà data.
6
Ma la chieda con fede senza dubitare, perché chi dubita è simile all'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là.
7
Non pensi infatti un tal uomo di ricevere qualcosa dal Signore,
8
perché è un uomo dal cuore doppio instabile in tutte le sue vie.
9
Or il fratello di umili condizioni si glori della sua elevazione,
10
e il ricco del suo abbassamento, perché passerà come un fiore di erba.
11
Infatti, come si leva il sole col suo calore ardente e fa seccare l'erba, e il suo fiore cade e la bellezza del suo aspetto perisce, cosí anche il ricco appassirà nelle sue imprese.
12
Beato l'uomo che persevera nella prova, perché, uscendone approvato, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a coloro che l'amano.
13
Nessuno, quando è tentato dica: «Io sono tentato da Dio», perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno.
14
Ciascuno invece è tentato quando è trascinato e adescato dalla propria concupiscenza.
15
Poi quando la concupiscenza ha concepito, partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato, genera la morte.
16
Non lasciatevi ingannare, fratelli miei carissimi;
17
ogni buona donazione e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre dei lumi, presso il quale non vi è mutamento né ombra di rivolgimento.
18
Egli ci ha generati di sua volontà mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature.
19
Perciò, fratelli miei carissimi, sia ogni uomo pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all'ira,
20
perché l'ira dell'uomo non promuove la giustizia di Dio.
21
Perciò, deposta a ogni lordura e residuo di malizia, ricevete con mansuetudine la parola piantata in voi, la quale può salvare le anime vostre.
22
E siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi.
23
Poiché, se uno è uditore della parola e non facitore, è simile a un uomo che osserva la sua faccia naturale in uno specchio;
24
egli osserva se stesso e poi se ne va, dimenticando subito com'era.
25
Ma chi esamina attentamente la legge perfetta, che è la legge della libertà, e persevera in essa, non essendo un uditore dimentichevole ma un facitore dell'opera, costui sarà beato nel suo operare.
26
Se qualcuno fra voi pensa di essere religioso, ma non tiene a freno la sua lingua, certamente egli inganna il suo cuore, la religione di quel tale è vana.
27
La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puro dal mondo.

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